sabato 11 agosto 2018

Il movente "storico": la conquista del mercato d'Oriente



Il fine ultimo della politica estera americana è sempre stato uno solo: il tentativo di conquistare il Mercato dell'Oriente.

   Tale obiettivo ha fondato gli Stati Uniti, ne ha dominato la politica estera, ne ha anche plasmato la geografia. Come abbiamo visto, in ultima analisi è a questo scopo che i Puritani emigrarono in America settentrionale. Il Mercato dell'Oriente negato dalla Gran Bretagna fu il motivo segreto ma decisivo della Guerra di Indipendenza. Fu la vera causa di un'altra guerra contro la Gran Bretagna, quella del 1812: la possibilità di procurarsi le pellicce da scambiare in Cina.

   E fu il motore della Conquista del West, il cui movente principale era il raggiungimento dei porti sul Pacifico. Fu anche il miraggio che, di fronte alla secessione del Sud, fece decidere il Nord per la Guerra Civile. Da ultimo, fu il motivo che spinse gli Stati Uniti a occupare le Filippine, le Hawaii e tutte le altre isole del Pacifico. Per la stessa ragione fu comprata l'Alaska, la "Ghiacciaia di Seward". Fu per il Mercato d'Oriente, in sostanza, che gli Stati Uniti intervennero in modo tanto pesante e con tanta insistenza in America Centrale e nei Caraibi: oltre alla frutta e allo zucchero era in gioco anche il controllo sul canale che dai primi dell'Ottocento si voleva tagliare nella zona, fondamentale per il traffico diretto in Cina dalla costa orientale Americana e all'Europa. Alla fine il canale fu tagliato a Panama, ma per lungo tempo si pensò di tagliarlo in Nicaragua, fatto che spiega anche i numerosi interventi armati statunitensi in tale paese. Un altro canale può ancora essere tagliato in Nicaragua, facendo concorrenza a quello di Panama: il che spiega il grande interesse ancora attuale degli Stati Uniti per il paese. Ma questo è niente. La volontà di conquistare il Mercato dell'Oriente ha determinato per gli Stati Uniti la strategia da tenere con l'Europa Occidentale e con la Russia, oltreché naturalmente con il Giappone e con la Cina, che da ultima in sostanza costituisce tale Mercato. Infatti assorbire il Mercato dell'Oriente non è facile; occorre fare i conti con tutte le grandi potenze dello scacchiere. In pratica il grande teorema della conquista del Mercato dell'Oriente ha portato con sé dei corollari, delle condizioni da soddisfare necessariamente per la sua risoluzione.

   Appena ottenuta l'indipendenza dalla Gran Bretagna fu subito chiaro agli americani quale fosse il primo corollario, la prima condizione necessaria per nutrire speranze sul Mercato dell'Oriente: la Balance of Power in Europa. Era in pratica la politica seguita in Europa dalla stessa Gran Bretagna per lo stesso scopo: impedire che in Europa continentale sorgesse una potenza dominante che unificasse la terraferma. Tale potenza avrebbe potuto essere prima la Spagna, poi la Francia, poi la Germania - sempre la Russia. Fosse sorta tale potenza, si sarebbe formato un blocco europeo che avrebbe dominato la scena mondiale dal punto di vista militare, e quindi anche dal punto di vista commerciale: anche nel caso in cui la Gran Bretagna fosse riuscita, per qualche miracolo, a rimanere indipendente avrebbe dovuto però sicuramente rinunciare al grosso dei suoi traffici commerciali internazionali. Questo era il motivo dei "giri di valzer" della Gran Bretagna in Europa, il suo partecipare a tutte le relative guerre alleandosi ora con questo ora con quello, combattendo oggi contro il suo alleato di ieri (da qui l'appellativo rivolto alla Gran Bretagna di "Perfida Albione"). Essa si alleva sempre con la parte più debole, al solo scopo di impedire all'altra di vincere in modo schiacciante, irrimediabile. Orbene, gli americani capirono che dovevano seguire la stessa politica di Balance of Power in Europa. La differenza era che loro nell'equazione inserivano anche la Gran Bretagna. Il concetto fu già espresso da George Washington nel 1789: "I guai dell'Europa sono i vantaggi degli Stati Uniti" disse, e intendeva esattamente questo.

   Verso la metà dell'Ottocento, dopo l'esperienza accumulata, gli americani scoprirono il secondo corollario. Non bastava la Balance of Power in Europa: bisognava anche demolire la Russia. Anzi questo era il corollario principale se si voleva prendere il Mercato dell'Oriente. Come si è visto, questa dottrina fu messa a punto verso il 1860 da William Henry Seward, Segretario di Stato di Abraham Lincoln. Il ragionamento di Seward era ineccepibile. La Russia era il vero nemico degli Stati Uniti. Essa stava in Europa e partecipava all'equilibrio di forze in quell'area, ma stava diventando sempre più grande e potente: avrebbe potuto rompere quell'equilibrio e diventare la potenza dominante in Europa, formando quel Super-Blocco europeo continentale tanto temuto. Essa stava anche in Asia, sopra la Cina: offrendo la sua alleanza a questa la poteva proteggere dai tentativi degli occidentali di penetrarvi, chiudendo così per tutti la porta del Mercato dell'Oriente. Iniziava così - nel 1860 - l'ostilità degli Stati Uniti verso la Russia. Avendo in mente questi concetti fondamentali - il Mercato dell'Oriente; la Balance of Power in Europa continentale; la demolizione della Russia - gli atti della politica estera americana sono di immediata interpretazione.

IL NEOCOLONIALISMO AMERICANO   
Ci fu un periodo - la seconda metà dell'Ottocento - in cui gli americani pensavano di farsi
delle colonie, sull'esempio europeo. Anche William Seward pensava a questo quando progettava l'annessione del Canada e dell'America Centrale. Anche il senatore Beveridge. Furono così assorbite in quel periodo le Hawaii, le Filippine, Cuba, Portorico. Ben presto gli americani si accorsero che tale sistema non era economicamente conveniente. Per poter sfruttare qualche piantagione o miniera e per poter vendere le proprie merci agli indigeni senza l'assillo della concorrenza estera occorreva sobbarcarsi l'onere dell'intera amministrazione del posto, mantenendo funzionari e soldati; inoltre c'erano di tanto in tanto delle rivolte da reprimere, coi relativi costi extra. Si veda per esempio il caso di Portorico, che gli Stati Uniti devono ancora sovvenzionare con tre miliardi di dollari l'anno a fondo perduto per mantenerlo in stato di relativa tranquillità, ricevendone in cambio praticamente niente - senza calcolare le spese della normale amministrazione.
   Cosa chiedevano gli USA, dopotutto? Che se dei privati americani vedevano una qualche opportunità economica in un paese estero, quello li lasciasse liberi di sfruttarle al meglio. Allo scopo bastava che il paese in questione avesse un governo sì locale, ma disposto ad accontentare gli americani e ad agevolarli nelle loro richieste.
   Un tale governo non poteva essere il frutto spontaneo di nessun paese: agevolare gli operatori esteri significa sempre danneggiare in modo rilevante il proprio popolo. Si trattava dunque di crearlo, questo governo locale, spendendo giusto un po' di danaro per insediarlo tramite la corruzione, la propaganda e magari un colpo di Stato, e per sostenerlo nelle repressioni interne che ogni tanto, inevitabilmente, avrebbe dovuto attuare. Nei primi decenni del Novecento gli americani si resero gradatamente conto di come tale sistema fosse infinitamente più conveniente del sistema tradizionale europeo delle colonie, e lo perfezionarono a livelli mai conosciuti prima nella storia.

   La prassi trovò una conferma clamorosa con le Filippine: dopo che nel 1946 gli Stati Uniti concessero "l'indipendenza", le spese di amministrazione e di repressione poliziesca e militare cessarono quasi del tutto mentre i profitti continuarono al livello precedente: il governo che gli USA avevano insediato continuava a non tassare i profitti delle società americane, a tenere quasi nullo il costo del lavoro, a importare prodotti americani senza dazi e così via. Rimanevano i costi del personale americano addetto alla propaganda occulta e all'assistenza poliziesca e militare, e restavano le somme per le corruzioni, ma il saldo era molto più favorevole di prima. Inoltre quel personale era in gran parte militare, di stanza nelle molte basi americane delle Filippine, dove avrebbero dovuto esserci comunque. Infatti non costa molto, in certi paesi, mantenervi i governi che si vogliono se si hanno le capacità e la posizione degli Stati Uniti... il costo di tre bombardieri B2 Stealth.
   In compenso il ritorno economico dell'investimento è fantastico: in America Latina, su un totale di qualche migliaio di aziende, operavano più di 100 grandi multinazionali statunitensi, le quali da sole ne ricavano profitti annui valutati mediamente sui 30 miliardi di dollari. Lo stesso Dipartimento del Commercio statunitense ha ammesso a suo tempo che, negli anni a cavallo del 1980, per ogni dollaro che le multinazionali statunitensi investivano in America Latina ne tornavano negli States tre. Sono risultati che non si possono ottenere neppure con una colonia normale; occorre avere appunto delle neocolonie, o colonie di fatto.

   A mettere a punto il sistema neocolonialista fu il presidente Franklin Delano Roosevelt il Brillante, in carica dal 1933 al 1945, allorché morì poco dopo essere stato rieletto per la quarta volta consecutiva. Nel 1933 ripudiò subito la Dottrina Monroe e la sostituì con la Good Neighborhood Policy. Cosa significava questa politica di buon vicinato? Significava che tutti gli interventi armati statunitensi all'estero contro paesi poveri - all'epoca soprattutto quelli dell'America Centrale - per farli sfruttare economicamente dalle proprie multinazionali non erano necessari.
   In più erano plateali, facevano una cattiva pubblicità nel mondo agli Stati Uniti e quindi anche ai loro prodotti commerciali, e suscitavano risentimento. Bastava adoperarsi acciocché tali paesi avessero dei governi amici degli Stati Uniti, amici come appunto dei buoni vicini. Naturalmente durante la presidenza Roosevelt nulla cambiò per i paesi dell'America Centrale se non le repressioni delle istanze popolari, che prima erano spesso eseguite direttamente dai marines americani, e ora invece erano affidate a polizia ed esercito locali.

   Sino al 1945 l'impero neocoloniale americano rimase piuttosto limitato: esso comprendeva tutta l'America Centrale con le isole caraibiche, anche allo scopo di proteggere il canale di Panama tagliato nel 1913 (per la cui esecuzione morirono 20 mila operai indigeni), e diverse isole e arcipelaghi del Pacifico, fra cui Filippine e Hawaii.
   Un tremendo impulso a procurarsi nuove colonie di fatto venne dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Come s'è visto, questa aveva privato gli Stati Uniti del Mercato della Cina, cuore del Mercato dell'Oriente, e lasciato loro solo il Pacific Market. Le multinazionali americane chiedevano al governo di Washington il più deciso appoggio per penetrare in questo o quel mercato alternativo. La strategia della Guerra Fredda adottata contro la Russia serviva perfettamente anche a tale scopo. Il contenimento della Russia era un'ottima scusa per formare alleanze militari; tramite la presenza militare americana nei paesi componenti la NATO si potevano creare all'interno dei medesimi governi amici degli Stati Uniti, nel senso rooseveltiano del termine.

   L'Anticomunismo Viscerale Americano era una buona scusa per intromettersi negli affari interni di tanti altri paesi; vi si provocavano colpi di Stato per evitare che i comunisti locali prendessero il potere. In realtà ciò che gli americani combattevano non erano i comunisti, ma tutte quelle forze che - se avessero preso il potere nel loro paese - vi avrebbero formato un governo votato all'interesse nazionale autentico del paese stesso, chiudendo quindi le porte in primo luogo alle multinazionali statunitensi. I comunisti, semplicemente, rientravano in questa categoria. Ma vi rientravano anche i nazionalisti veri, gli indipendentisti veri, tanti movimenti religiosi, islamici in testa; e tutti furono combattuti dagli Stati Uniti sotto l'ombrello della Guerra Fredda.
   Così gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale videro una enorme espansione dell'impero coloniale americano, e lo portarono alla dimensione di oggi: esso attualmente (1998) comprende tutta l'America Latina dal Rio Grande in giù ad eccezione di Cuba; mezza Africa; mezzo Medio Oriente; la maggioranza dei paesi del Pacific Market. Corea del Sud, Taiwan, Filippine, Indonesia, Thailandia.
   Lo slogan della New Frontier del presidente John F. Kennedy significava appunto questo: la creazione di tante neocolonie nel mondo, tante nuove terre di conquista, o frontiere. Allo scopo prevedeva anche l'intervento diretto dei marines - mercenari - e per il continente americano adottò di nuovo la Dottrina Monroe. In effetti, e in concreto, la New Frontier era in particolar modo l'America del Sud, sino ad allora lasciata relativamente tranquilla e che fu sovvertita, proprio a partire dai primi anni Sessanta, dalla presidenza di John Kennedy.

   I sistemi usati dagli Stati Uniti per espandere l'impero neocoloniale sono descritti nel libro Vecchi Trucchi. In breve: colpi di Stato, propaganda politica e culturale, corruzione, traffico di droga. Per il traffico di droga, in sostanza, gli Stati Uniti ricompensano molti esponenti dei loro governi amici facendoli partecipare al traffico, che gli Stati Uniti naturalmente controllano a livello mondiale sin dal 1949. Era il caso dell'Iran dello Scià, per esempio. Era anche il caso di Panama e del generale Noriega, che poi cambiò bandiera diventando un vero nazionalista e finendo così per essere rovesciato addirittura tramite un'invasione armata nel 1989.

(John Kleeves) 



  

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