lunedì 13 agosto 2018

Il movente "teoretico": Puritani e Vecchio Testamento


Di Mondart
"Nel dettaglio si nasconde il demonio"

   Dagli studi di Kleeves prendiamo ancora una volta lo spunto per capire il modo di pensare, comprendere la "visione del mondo" di questa particolare tribù che, migrata dall'Inghilterra nel Nuovo Mondo, diede origine alla civiltà americana, e per cercare veramente di capire perché ancora oggi non se ne stiano tranquilli a casa loro.

   Cosa che in effetti non hanno mai mai fatto fin dagli inizi della loro civilizzazione, in quanto la loro pratica di vita è sempre stata improntata all'espansionismo ed alla sottomissione cruenta, dove non al vero e proprio annientamento, delle popolazioni con cui sono venuti in contatto, conducendo più di 200 conflitti armati in altrettanti anni di civiltà (senza contare quelli soltanto provocati e condotti in modo indiretto), e dimostrando sempre una sorprendente predilezione per le stragi sia di combattenti che di civili: uno stragismo che ad oggi ha fatto qualcosa come 30 milioni di morti. Predilezione che dovrebbe indurre non poche perplessità ed imbarazzo in ogni persona dotata di buon senso, nonché ad una profonda riflessione volta a comprendere sia la reale natura che tutta la pericolosa portata del fenomeno stesso.

   Se nel post precedente abbiamo analizzato il movente "storico" dell'eterno fascino che la conquista del mercato d'Oriente ha da sempre esercitato nella mente di questi "mercanti armati", qui ne analizzeremo il postulato filosofico-religioso di base, che coincide sostanzialmente con l'adozione a modus vivendi della particolare interpretazione fatta ad opera dei Puritani del Vecchio Testamento.

   Si tratta di una deriva particolarissima, un'ulteriore estremizzazione del Protestantesimo già "spinto" di Calvino, un fondamentalismo che estrapolando solo i dati di comodo dalla lettura del Vecchio Testamento (vedasi per esempio l'argomento "schiavitù", tollerata nelle Scritture fino ad un massimo di sette anni, periodo dopo il quale lo schiavo deve essere rimesso in libertà, ed applicata da questi furbacchioni non solo con l'estensione a vita della schiavitù, ma addirittura con la teorizzazione della sua ereditarietà!) arriva a negare ogni concetto di carità e di amore fondanti per la dottrina cristiana e ritenere non solo permessi, ma eticamente giusti e desiderabili i loro esatti opposti, ossia l'avidità, l'accumulo di ricchezza, e il non ritenersi in alcun modo responsabili della sorte altrui.

   Una necessaria parentesi per capirci al volo: la tesi di questo ciclo di post, già preannunciata in "Ma perché non se ne stanno tranquilli a casa loro?" è che queste non siano ancora le vere motivazioni di fondo, ma solo le "razionalizzazioni logiche", o per meglio dire gli elementi storico/culturali che hanno favorito l'evolversi di una fondamentale patologia sociale di tipo sadico-distruttiva, vero movente e "motore immobile" di tutta la storia americana.
   Patologia selezionata appunto da una serie di fattori storico filosofici e comportamentali che hanno dapprima portato al potere una caratterialità umana ben precisa, e poi spinto all'orientamento dell'intera struttura sociale in modo da adattarla alle proprie particolarissime esigenze; abbiamo così una caratterialità sadica di potere, che sviluppa una società di tipo distruttivo e necrofilo.
   Per inciso, sia detto che plasmare un'intera società sulle esigenze di un gruppo è più semplice di quanto la gente comunemente ritenga: politicamente questo è avvenuto parassitando la forma di democrazia parlamentare attraverso un'oligarchia di ricchi che da subito si è posta alla guida del Congresso, perpetuandosi poi attraverso un sistema elettorale elitario e fondato sul denaro, che consente il reale accesso alla vita politica solo ad una piccola, ben selezionata e preconfezionata "Nobiltà" (un establishment, è bene ricordarlo, che nel 1945 aveva a disposizione metà del reddito mondiale); mentre socialmente è reso possibile ingannando mediaticamente l'opinione pubblica sia sulla vera natura della forma istituzionale che sui reali fini da essa perseguiti... e su questo la popolazione americana dovrebbe al più presto aprire gli occhi, in quanto è lei per prima ad essere usata da un potere patologico e criminale.

   
   A maggior ragione chi scrive considera assolutamente fallaci e futili le motivazioni portate da certi pseudo-analisti che vedono nella semplice lotta per "il petrolio e l'energia" o "per questioni economiche tout-court" il movente ultimo di un agire che vedrebbe nel benessere dei popoli, nelle crisi economiche o nel bisogno di fonti di energia il movente di questo oscuro agire: BALLE, non fosse per il semplice fatto che sia l'economia che le crisi sono condotte ad arte proprio verso il loro fallimento attraverso gli strumenti della Moneta Debito e del Debito Pubblico, e che le risorse energetiche, in un mercato "normale" e non truccato da una cupola di criminali, sarebbero semplicemente fonte di scambio economico e reciproco benessere, e non di guerre e stragi spinte solo attraverso la falsa percezione indotta nel popolino delle dinamiche sottostanti. Chi continua a dissertare sul petrolio, economia e cazzate varie è quindi COMPLICE degli stessi criminali al potere, ed in questo ancora più infido e falso dei media di regime che propagandano "l'esportazione della democrazia": quelli infatti una mezza verità la dicono, in quanto è proprio una forma parlamentare simile alla loro che questi vermi parassiti, queste tenie, questi delinquenti, questi topi di fogna ritengono il terreno più adatto alla loro propagazione.

   A chi si ostina a vedere una natura politica (nel senso etico ed etimologico del termine) quale movente di tale agire, voglio solo ricordare cosa successe con i Nativi d'America: quale VERO motivo c'era di condurre alla loro totale estinzione, un'estinzione che mirava ad ucciderne il pensiero e la cultura, ancor prima che i corpi? Non sarebbe stato più "naturale" trattare con loro, acquistare delle terre e convivere pacificamente formando una vera fusione di popoli e scambio di culture? Non è proprio questo che si intende per progresso umano? Già quel primo antefatto dovrebbe indurci tutti a "star su con le orecchie", perché la nostra ingenua dabbenaggine rischia di farci fare la stessa fine degli Indiani d'America, mentre i Tex Willer di turno ci rabboniscono con le loro fandonie e finte chimere a buon mercato, atte solo a camuffare il vero volto del loro padrone.

   Vero volto, vero carattere psicologico che è chiaramente rivelato anche nell'immaginifico di UFO, alieni ed extraterrestri vari (ossia nell'inconscio L'ALTRO per antonomasia): questi qui se la prendono guardacaso sempre con gli americani, e con tutto lo spazio che c'è al mondo atterrano sempre a New York City in pieno traffico cittadino, sono sempre cattivi e animati da un insano desiderio di sopraffazione e di dominio... ossia abbiamo un'esatta cartina al tornasole, un test Rorschach dell'inconscia proiezione psicologica del loro stesso carattere di base: che è sadico verso il soggiogato, ma al tempo stesso dominato da una folle paura di tipo masochista verso ogni fantasmatica percezione di una minaccia esterna (provate a sostituire il termine "alieno" con "terrorista" o "massa della popolazione", per vedere l'effetto che fa!). Lo stesso film "Alien" altro non è che la perfetta proiezione inconscia della loro cultura, del loro pensiero, del loro tratto caratteriale sadomasochista per cui si materializza come incubo e minaccia proprio ciò che essi stessi fanno agli altri: parassitarli riproducendosi attraverso i loro corpi, le loro civiltà, le loro organizzazioni statali, le loro economie. E l'america stessa, fin dalla sua nascita, altro non è che questo: un gigantesco scherzo della natura, una variante impazzita del genere umano, uno strano organismo geneticamente modificato, un Alien che si traveste da Marilyn.

Eh sì, perché bisogna cominciare ad intenderci sui termini signori miei, sia sul loro preciso significato etimologico che sulla portata dei disastri che fa nell'immaginario collettivo il loro calcolato uso improprio: il termine "Cannibale", per esempio, sta ad indicare una persona che in determinate occasioni (vuoi rituali, vuoi per forzatura, vuoi per manifesto disturbo mentale) si nutre dei suoi simili. E se posso intellettualmente simpatizzare e perfino ammirare il guerriero che in battaglia strappa il cuore dal petto dell'avversario e se ne nutre, celebrando così un rituale inteso ad appropriarsi della sua forza e del suo coraggio, resta il fatto che il cannibalismo è socialmente accettabile finché resta, appunto, circoscritto in questi ambiti molto particolari e numericamente irrilevanti...

   ...ma la Natura stessa, ancor prima dell'uomo, si difende dalle devianze potenzialmente pericolose introducendole con estrema parsimonia numerica, e favorendo sempre il possibile evolversi verso attitudini socialmente accettabili anche delle pulsioni più primitive. Così che anche la forma più alta e spirituale di amore, per esempio, ha in sé l'idea del cannibalismo in quanto "fusione e assimilazione" con l'altro: non dice forse Cristo "prendetene e mangiatene tutti, questo è il mio corpo", e non diciamo forse alla persona amata "ti mangerei tutta" ad esprimere il nostro desiderio, affetto e la nostra ammirazione per la sua bellezza?

   Significati e pulsioni primitive, dalle quali dipende la sopravvivenza stessa, sono innati in noi così come sono innate le potenzialità affinché esse evolvano verso qualcosa di socialmente accettabile: l'idea del "mangiare" è pertanto insita in una miriade di comportamenti adattivi, dove si va dall'atto fisico vero e proprio del nutrirsi all'amore filosofico per il sapere: in entrambi i casi si sfrutta la stessa pulsione originale, indirizzandola verso obiettivi accettati; pulsione che può occasionalmente riproporsi nella sua forma primitiva in casi estremi o in situazioni limite, come nel caso dei "sopravvissuti delle Ande", dove messi di fronte all'alternativa di morire di fame i sopravvissuti non disdegnarono di mangiare fettine dei loro compagni morti nell'incidente aereo... ancora a sottolineare che tali pulsioni non sono in sé "malvagie", ma esistono proprio per favorire la vita e la sopravvivenza dell'individuo e della specie.

   Ma se mezzo mondo comincia a trasformarsi in cannibale, beh allora, forse, è il caso di cominciare a preoccuparsi, sia nel suo che nel nostro interesse e salvaguardia, forse è il caso di cominciare a capire che "qualcosa si è rotto, qualcosa non va"! Allo stesso modo non è più accettabile ostinarsi a chiamare con termini vecchi e fuorvianti fenomeni che sono diventati la mostruosa metastasi della cellula originaria: non possiamo continuare a chiamare e giustificare come "commercio" il monopolio e lo sfruttamento condotti su scala globale, né come "normale diritto" l'ingiustificato espansionismo di una tribù che, chissà poi in base a cosa, ritiene plausibile prevaricare e distruggere intere civiltà e pensare che tutto il mondo sia di sua proprietà.

Ecco: vediamo quindi di capire, attraverso qualche stralcio dagli scritti di John Kleeves, come e perché questa tribù si sia messa in testa queste convinzioni tutte sue.

 
 [...] Il termine "puritano" si è affermato nel mondo occidentale come sinonimo di persona bigotta e di costumi sessuali eccessivamente rigidi, ma intimamente ipocrita.
   Questi erano in effetti i tratti più evidenti dei Puritani storici. Ma i Puritani storici erano molto più di questo. Come abbiamo visto, per un insieme di circostanze nell'Europa del Quattro-Cinquecento si andava delineando un nuovo tipo umano, un nuovo atteggiamento psicologico verso la vita. Esso nasceva dall'incontro fra un individualismo materialistico istintivo e la teoretica del Vecchio Testamento, che gli offriva una razionalizzazione, una protezione ed un sistema di propagazione nello spazio e perpetuazione nel tempo. Si originava, così, una valutazione globale della vita che forniva soluzioni specifiche e coerenti in ogni aspetto dell'umano e che, lasciata libera di esprimersi, avrebbe generato una civilizzazione nuova. I Puritani erano gli esponenti più coerenti di questa nuova cultura europea, coloro che più sfruttarono gli spunti del Vecchio Testamento. Erano in effetti quelli che ne avevano più bisogno dal punto di vista esistenziale e infatti, liberi di esprimersi nel continente nuovo, diedero vita alla civilizzazione americana. Gli Stati Uniti non sono una società culturalmente composita, o derivata dall'incontro e dal contributo di differenti culture. Negli Stati Uniti non vi fu mai alcun melting pot. I Puritani formarono subito una società culturalmente congrua e compatta, quindi di semplice aggregazione da intuire e foriera di risultati concreti: conformandosi ad essa non era difficile raggiungere l'agiatezza, facilitati anche dalla obiettiva ricchezza del paese. Alla seconda o terza generazione i discendenti dei nuovi arrivati ne facevano già parte, se non nominalmente, di sicuro nella realtà effettiva.

   [...] "Traevano ogni ispirazione dal Vecchio Testamento, o almeno erano convinti di farlo. L'idea fondamentale era che la ricchezza materiale, e più in generale il benessere materiale, compreso quello fisiologico, rappresentava un segno di elezione divina. Un individuo era eletto se Dio lo predestinava alla virtù di osservare i Comandamenti. Non c'era obbligo alla solidarietà reciproca né a compiere opere di bene. Il rispetto richiesto per i Comandamenti era letterale, cioè formale. La figura di Gesù era totalmente ignorata, benché certamente si definissero "cristiani".
   I Puritani, come del resto un po' tutti gli altri Protestanti, operarono una certa mirata selezione anche nell'ambito del Vecchio Testamento, a ulteriore dimostrazione del principio utilitaristico alla base di tutta l'operazione. Consideriamo, per esempio, la schiavitù. È vero che il Vecchio Testamento la giustifica, ma solo in una certa ottica. Fra gli ebrei storici gli schiavi diventavano tali in genere per un debito non pagato e quindi, una volta di proprietà del creditore, erano trattati bene e venivano considerati un po' come parte della famiglia. Dio enuncia a Mosè un certo numero di precetti sul modo di trattare gli schiavi, ma i Puritani gli ignorarono.

   [...] "Un concetto importante per i Puritani, che si rivelò gravido di conseguenze inaspettate, era quello di popolo eletto. Chiunque pensa che il Vecchio Testamento, nel parlare di "popolo eletto", si riferisca anche a lui deve convincersi di far parte di quella particolare "elezione" divina presa in considerazione nel testo biblico; e così facevano i Puritani. Al popolo eletto Dio destina una patria opulenta, e i Puritani certamente si diressero in America pensando che fosse la loro Terra Promessa. Gli indiani erano destinati alla distruzione per loro mano così come lo erano stati i cananei per Giosuè e i Giudici. Non solo, ma quando i Puritani scorgeranno un po' più in là una terra ricca o in qualche modo appetibile penseranno sempre di averne diritto, un diritto che giustificherà anche i mezzi più cruenti, stermini compresi. La debolezza della resistenza incontrata sarà un segno divino, mentre la sua tenacia li scandalizzerà. Le implicazioni in politica estera e militare di questa concezione non possono sfuggire e, come si vedrà, non cesseranno mai di influire nella storia statunitense.

   [...] "In campo religioso essi non riconobbero più la gerarchia della Chiesa d'Inghilterra, e bandirono tutte le manifestazioni esteriori di culto introdotte arbitrariamente dalla Chiesa Cattolica, che quella aveva conservato: i vestimenti rituali, il segno della croce, particolarmente nel Battesimo, la genuflessione durante la Comunione, l'uso della fede nel matrimonio, l'osservanza delle festività per i Santi, compresa la celebrazione del Natale, ed in genere tutto quanto prescritto dal The Book of Common Prayer, una specie di breviario pubblicato dalla Chiesa d'Inghilterra. In particolare celebrare il Natale nel New England fu illegale sino alla prima metà dell'Ottocento, e ciò nonostante la separazione fra Chiesa e Stato decretata dalla Costituzione del 1787.
   La loro organizzazione politica si basò su due concetti fondamentali: quello dell'uomo singolo che doveva essere assolutamente libero di poter fare la sua fortuna materiale, vincolato solo dal rispetto dei Comandamenti; e quello della comunità che doveva solo sorvegliare che i medesimi fossero appunto rispettati.

   [...] "I Puritani rappresentavano l'antitesi della democrazia. Essi non credevano affatto che gli uomini fossero tutti uguali, e tantomeno che avessero gli stessi diritti.
   Alcuni in effetti potevano anche essere ridotti in schiavitù. Essi pensavano al governo ad una oligarchia di uomini virtuosi e meritevoli che soli avevano - collettivamente e quindi... democraticamente - il diritto di regolare i modi e i mezzi con i quali un eletto aveva la possibilità di realizzare a pieno la volontà divina, che si manifestava col successo o l'insuccesso materiale. L'accesso a tale oligarchia non poteva essere negato a chi, diventato ricco e magari essendo anche in buona salute, dimostrava di essere per definizione uno di loro. Di qui deriva un altro aspetto della loro apparente democraticità, oltre che del loro repubblicanesimo: l'abolizione del concetto di élite per via ereditaria e l'introduzione di élite aperta, appunto "democratica". In pratica, alla nobiltà per diritto divino, indimostrabile, di stampo medioevale i Puritani sostituirono la nobiltà per diritto divino dimostrabile, appunto attraverso la ricchezza materiale. Gli americani attuali accettano di buon grado che i loro dirigenti politici e funzionari dello Stato siano quasi tutti uomini estremamente ricchi, e la giustificazione risiede implicitamente in quel ragionamento puritano.

   [...] "A questo punto gli Stati Uniti non dovrebbero più essere degli illustri sconosciuti.
   A partire dal 1945 hanno eretto attorno al proprio sistema un grande sbarramento, una cortina fumogena fatta di propaganda, di disinformazione, di travisamenti, di mezze verità e di bugie intere che toccano tutti gli aspetti della realtà, dalla storia all'attualità, alle relazioni estere, e che è di un'efficacia tremenda, perché viene attuata su tutti i piani della comunicazione umana e realizzata grazie ad una concertazione così perfetta e così corale da non avere precedenti nella Storia. Si può concludere che tutti i fatti della politica estera americana sono sempre stati caratterizzati dallo stesso motivo conduttore e sono serviti immancabilmente a un unico scopo: procurare condizioni le più vantaggiose possibili alle aziende americane che operano all'estero o con l'estero, cioè alle Multinazionali. In altri termini, fin dalle origini la politica estera americana è stata calamitata da un preciso miraggio, situato in cima al suo orizzonte visivo: la conquista del mondo e delle sue risorse.

   [...] "Un'altra costante emerge con evidente chiarezza nella storia americana. Ci riferiamo alla
violenza sanguinaria contro il genere umano. Gli indiani furono sterminati e si è visto con quali sistemi e in quale consistenza numerica (circa cinque milioni). I neri furono non solo schiavizzati, ma trattati come animali. In conseguenza dello schiavismo americano furono sterminati in Africa circa 40 milioni di individui. Con i bombardamenti di civili durante la Seconda Guerra Mondiale uccisero tre milioni di persone, in Europa e in Giappone. Provocarono poi la morte di un milione di prigionieri di guerra tedeschi, su un totale di tre milioni. Sempre con i bombardamenti sterminarono verosimilmente quattro milioni di persone in Corea e probabilmente sei milioni di persone in Vietnam, Laos e Cambogia. Invadendo Panama nel 1989 bombardarono il quartiere popolare di El Chorrillo a Panama City uccidendo circa duemila persone; lo fecero solo a scopo di punizione e come monito a non ribellarsi più agli Stati Uniti in futuro. Non vi era alcuna necessità, infatti, lo fecero per spargere il terrore, e questo può definirsi senz'altro "terrorismo". Durante la breve Guerra del Golfo colpirono ancora i civili, uccidendone circa 300 mila.
   Finora ci siamo riferiti alle guerre dichiarate, ufficiali, condotte alla luce del sole.
   Ci furono poi gli innumerevoli massacri, grandi e piccoli, perpetrati dai regimi fantoccio degli Stati Uniti e che gli stessi manovrarono o incoraggiarono a compiere, nell'ambito della politica neocoloniale del dopoguerra; qualche volta vi parteciparono direttamente con uomini e mezzi, come per esempio in occasione dell'invasione di Timor Est da parte della neocolonia dell'Indonesia, nel corso della quale furono uccisi circa 700 mila civili. Il totale di queste vittime, come si è detto in precedenza, è da valutare intorno ai 30 milioni di unità.

(da John Kleeves, "Un Paese Pericoloso")



   

     

Nessun commento:

Posta un commento