giovedì 23 agosto 2018

Cos'è il Potere?


di Mondart
Il potere non è altro che “Pensiero Condiviso”.
   Con questo post oggi probabilmente mi attirerò l’ ira funesta del 90% dei Blogger, di quelli tutti intenti a pubblicare notizie su notizie, credendo così di fare informazione mentre non fanno altro che il gioco del potere, come abbiamo visto anche nell'ultimo articolo sulla creazione del consenso; e certamente di quelli che pensano di risolvere chissà cosa cercando spasmodicamente “chi” occupi il vertice estremo del potere, l’ occhio della piramide, quasi si trattasse di una gara la cui posta è la libertà … di fatto depistando e sprecando inutilmente preziose energie che andrebbero indirizzate da tutt'altra parte.
   In questo modo infatti non si fa altro che rafforzare il Pensiero Unico, non si fa altro che moltiplicare proprio l’ immaginario voluto dal potere, e l'idea che non esistano alternative percorribili. E l'errore principale (voluto o meno) dei blogger è proprio quello di non far mai seguire possibili proposte alternative all'analisi, per ben fatta che sia.
   L'esposizione e le congetture fin qui prodotte ci permettono infatti di poter senz'altro passare oltre, verso una fase più pragmatica che risponda finalmente alla fatidica domanda: “cosa fare”, che io riformulerei meglio in “quali alternative, quali possibilità ci restano ?” … Perché, come abbiamo visto, le alternative ci sono eccome, ma compito primo della costruzione del consenso è proprio nasconderle alla vista dei sudditi, come compito dell’ incanalamento del dissenso è quello di convogliare il malcontento in forme comunque gradite e non pericolose per il Sistema stesso.

   Così, pur probabilmente senza esserne consapevoli, la maggior parte del Blogger svolge proprio questo secondo, fondamentale servizio per il sistema, andando a braccetto, in modo più o meno consapevole, ai Gatekeepers più raffinati, a quelli che la rete la usano come una tonnara, e trasformano il web nell'ennesimo luogo di mattanza di ogni reale pensiero innovativo, di ogni volontà e decisionalità … insomma in un ennesimo strumento di adattamento e accettazione della Realtà Indotta (ed è per questo motivo che, probabilmente, ci lasciano ancora tranquillamente paciugare con Internet).
   E poi perché non tanto di “fare” inizialmente si tratta, quanto appunto di “modificare un immaginario”, un modo di vedere le cose che ci è stato del tutto inculcato: fatto questo, le soluzioni balzeranno spontaneamente agli occhi… ma non aspettatevi risoluzioni magiche, né delegabili ad altri: perché richiederanno la volontà di essere poste in atto, una volontà ed un impegno personali, non più delegabili, e non espletabili col semplice rituale, istituito proprio dal potere, dell'apporre una crocetta su un simbolo del medesimo potere.

(Capire di essere coglioni che vengono menati per il naso può far incazzare; continuare a comportarsi da coglioni è non solo perverso, ma pura follia).

   A partire da questo post pertanto vedremo di esplicitare in modo chiaro i possibili diversi orientamenti, le possibilità di deviare o comunque di eludere il pensiero unico, cercheremo di dare dei suggerimenti pratici che siano fattiva conseguenza della nuova comprensione scaturita dalle analisi antecedenti.

   Venendo al tema del titolo, il primo passo fondamentale da compiere è capire (con la pancia, e non solo con la testa!) che cavolo sia quello che viene comunque detto, con formula del tutto estraniante, ambigua e bivalente, il “Potere”.
   Cominciamo col dire quel che NON è: il potere non è la sfilza di nomi individuati dalle pur precise indagini giornalistiche di Paolo Barnard; il potere non è un nome, non è una famiglia, non è una setta, non sono i banchieri, non è la massoneria, non è il capitalismo, non sono né i Rothschild né i Rockfeller nè Goldman Sachs, non sono tantomeno né gli Americani né i loro multiformi e camaleontici eserciti…
   Anzi: chi si pone a capofitto a voler ostinatamente seguire tale direzione d'indagine, diventa automaticamente un gatekeeper, in quanto occulta (volutamente o meno che sia) la più grande e semplice delle verità: il Potere siete voi, siamo noi, il potere è SEMPRE nel numero, nella folla, nella popolazione, nella moltitudine degli individui, nella loro capacità di pensiero, di associazione e di organizzazione.  Peccato che tali capacità vengano bellamente buttate nel cesso, ossia DELEGATE ad altri, i "detentori del potere", quali in effetti sono i nomi fatti da Barnard e blogger vari… ancora, il Potere non va confuso con gli "strumenti del potere", quali sono appunto le varie organizzazioni quali le Banche, la massoneria-mafie-servizi segreti, le organizzazioni politiche, i divulgatori di pensiero, il sistema economico, l'élite, i circoli occulti e i gruppi di pressione, polizia e forze armate, ecc …
   Il potere di un Rockfeller, per esempio, non è altro che quello che noi stessi mettiamo stoltamente nelle mani di un sistema economico criminale, nel quale non solo crediamo, al quale non solo ci affidiamo ciecamente, ma per il quale siamo disposti anche a morire (e NON parlo in senso figurato!). Un “pensiero talmente e totalmente condiviso”, dunque, che più di così non si può. Ma allora, di cosa venite a lamentarvi?
   Facendo il paragone con una mezzo di trasporto, potremmo dire che le organizzazioni sono il motore, ossia l’ insieme di forze cooperanti in modo ciclico e meccanicamente ineludibile che muovono il potere, mentre quei nomi sono chi gli autisti, chi i passeggeri di tale mezzo… ma voi siete la benzina, il carburante senza il quale il mezzo non va da nessuna parte: la grandissima energia profusa nella spasmodica creazione di consenso serve appunto a celare perennemente agli occhi della gente questa banalissima verità.  Perché quelle sopra indicate non sono che le forme del potere, di una forza che sta nel popolo, e che può prendere infinite altre forme: e proprio per questo, una volta delegata, questa forza verrà astutamente incanalata da chi vorrà abusarne in modo che prenda solo le forme volute, e non altre.

POTERE E CONSENSO
   A questo, sostanzialmente, serve la creazione del consenso: proprio a farvi credere che “QUELLO” sia il potere, ad impedire lo sviluppo di alternative, ad impedire che altre forme associative non solo non vengano adottate, ma non possano più nemmeno essere lontanamente immaginate dalla popolazione ormai divenuta completamente succube della sua stessa delega… galline che, delegando la lotta per la sopravvivenza al fattore, si sono trasformate in semplici macchine dalle uova d’ oro, incapaci ormai non solo di spiccare il volo, ma anche del più piccolo guizzo di indipendenza personale alternativa al continuo girare in tondo all'interno della stessa gabbia. Polli d'allevamento, come diceva Gaber. Folli che si sono deliberatamente messi una camicia di forza e consegnati spontaneamente ai loro aguzzini, come dice Mondart.
   Paradossalmente agli occhi dei più, che pensano che il potere raggiunto possa essere mantenuto col semplice ricorso alla forza ed a strumenti autoritari di repressione, la creazione di consenso sarà tanto più necessaria quanto più un governo si avvia verso forme apertamente autoritarie: uno stesso dittatore, senza una massa plaudente e consenziente, e senza un forte “pensiero condiviso”, non sarebbe altro che un povero folle in preda a deliri di onnipotenza… e proprio nelle forme autoritarie la propaganda assume infatti toni e dimensioni massicce e preponderanti.
   Il fenomeno, noto come “folie à deux”, è stato ben studiato a descritto, a cavallo dei due secoli precedenti, da Gustave Le Bon in “Psicologia delle Folle”, opera studiata a fondo da ogni dittatore del secolo scorso, nella quale Le Bon, novello Machiavelli, insegna ai moderni detentori del potere come ottenere il consenso delle masse: il primo fondamentale passo è appunto la riduzione degli individui a massa, compito affidato ai media: se l'individuo preso singolarmente infatti può obiettare, può dissentire su una decisione, può argomentare con logica, intelligenza e competenza di causa su determinate scelte; se l’ individuo ha dalla sua l’ esperienza personale, le proprie capacità maturate e l'intelligenza che da ciò deriva, tutto questo è precluso alla massa; la massa è solo un vuoto contenitore di istintualità primordiali, che risponde in modo appunto “massivo”, non intelligente, non organizzato, con reazioni che discendono non tanto dalla somma delle esperienze individuali, ma dal livellamento al basso dei vari bisogni, paure, desideri, pulsioni di sopravvivenza.
 
 La massa, come dice la parola stessa, altro non è che individualità fatta a pezzi, altro non è che poltiglia umana, di cui resta solo “il corpo”, i bisogni fisici e psichici derivanti dalla più bassa fisicità e dal puro istinto di sopravvivenza.
   La massa inoltre è emotivamente un BAMBINO che si affida del tutto emozionalmente al PADRE, in modo del tutto edipico.
   L'incontro tra Dittatore e Massa è infatti una perfetta incarnazione edipica di due immaturità: un'immaturità adulta che guida un'immaturità bambina: e se compito naturale di qualsiasi autorità adulta è far crescere il bimbo di cui si prende cura, qui abbiamo il paradosso del cieco che guida un altro cieco, pretendendo perlopiù di vederci… il risultato e la fine di entrambi sono facilmente immaginabili.
   Possiamo vedere in un esempio meno pericoloso di ciò negli stadi come in ogni tipo di fanatismo, sportivo, religioso, verso un'icona come verso un personaggio, nei mega-concerti (“fans” è appunto una derivazione da fanatismo): in tutti questi casi l'individuo rinuncia alla propria individuazione come persona per trasformarsi nel proprio paladino, ed assume a modus agendi il riversamento su tale figura di un miscuglio di emozionalità, di pulsioni e desideri irrisolti, ansie, frustrazioni, paure, desideri della cui risoluzione verrà magicamente incaricato il paladino. In quello stesso momento l'individuo tende ad immedesimarsi empaticamente con chi adora lo stesso idolo, ed ecco avvenire la sua trasformazione in “massa”.

   Ecco quindi anche perché, per esempio, la sconfitta della squadra del cuore è vissuta non più come un semplice fatto sportivo, ma come un fatto talmente personale e devastante da giustificare l'ira, l'aggressione, l'omicidio dei fans dell'altra squadra. Ed ecco perché in democrazia si dividono le masse su due diverse fazioni, ecco perché sport come il calcio sono sponsorizzatissimi e socialmente premiati rispetto agli sport individuali, ecco perché la massa accetterà in nome del paladino sofferenze indicibili, e forme di masochismo altrimenti inspiegabili; ecco perché, in una parola, la massa non desidera la libertà.

LE VIE ALTERNATIVE
   Premesso che “incazzarsi”, come dice il protagonista di “Quinto Potere” (film che difatti altro non è che l'ennesima opera di propaganda, anche se ben fatta e ben mascherata - il perché cercate adesso di capirlo da soli) non servirebbe a nulla se non favorire una potenziale rivolta che andrebbe incanalata a riversarsi su obiettivi graditi al potere stesso, le alternative vanno perseguite con ragionata calma e perseveranza, e soprattutto all'inizio conquistate all'interno della nostra stessa testa.

Insomma occorre sganciarsi dallo status di “massa” e riconquistare quello di “individui”: senza questo passaggio preliminare e fondamentale non si va da nessuna parte. 


 Una volta capito che il sistema non fa altro che NASCONDERCI anche la sola immaginazione di una vera alternativa, proponendo alternative trappola e/o fasulle, ci risulterà chiaro che dal sistema NON POTRÀ MAI derivare niente che possa minacciarlo o metterlo semplicemente in discussione… e che quindi dovremo piantarla di “affidarci” e cominciare a guardare proprio nel senso di una rivalorizzazione della nostra individualità, e soprattutto di quelle condizioni già enunciate da Fromm per lo sviluppo di una società sana, adattiva alla vita e non distruttiva.
   In altre parole: basterebbe piantarla di condividerne il pensiero per togliere potere alla “macchina” e riportarlo nelle nostre mani.


IL POTERE NON VA ATTACCATO, VA FOTTUTO: parole sante, se intese nel senso che sarebbe stupido attaccare quel che è già nostro, molto meglio riprenderselo e goderne.



1) Usare meglio il Web

   Pragmaticamente parlando, già da questo post possiamo individuare un punto nodale ben preciso su cui cominciare ad agire, ossia un utilizzo più consapevole del web e dei blog che da strumento di informazione (che va bene, purché non ci si limiti ossessivamente a quello) deve diventare strumento di crescita psicologica ed emozionale, in modo da favorire quel distacco dalla massa tanto cara ai dominanti e re-impossessarsi del potere maldestramente affidato e consegnato nelle loro mani. Insomma, in questo momento il dibattito filosofico serve molto più dell'inondazione di notizie; il riappropriarsi dell'empatia e della sensibilità agli altri molto più che dotte disquisizioni sui massimi sistemi; la pratica spicciola di un po’ di potere, anche nelle piccole decisionalità, molto più che eterne e sterili discussioni.
In soldoni: prima di postare interrogarsi se la lettura di quel post potrà apportare qualcosa di veramente nuovo e smuovente nel lettore; dare degli input emozionali oltre che logici; e soprattutto evitare gli errori tragici di cui sopra.


   Come anticipato nel precedente post (e su questo tema ritorneremo in modo più esaustivo) la Rete, così come è configurata oggi, è un perfetto esperimento in vitro di autogoverno anarchico, dove il miglioramento del singolo migliora l'intera struttura, cosa questa veramente rivoluzionaria perché oggi non praticabile in nessun altro settore. Bisogna quindi sensibilizzare i lettori su questo importantissimo aspetto, e far capire che la stessa cosa può essere trasposta a livello di organizzazione sociale: ne conseguirebbe la morte inevitabile di ogni struttura parassita piramidale.

2) Riprendersi il Tempo
Privare le persone del proprio tempo (ossia privarle della possibilità di pensare ed agire in modo autonomo) va di pari passo con l'accettazione di un immaginario indotto. Riprendersi il Tempo è una priorità quindi non solo etica, ma una necessità di fatto per ritornare ad essere individui.
Ognuno lo faccia quanto e come può, magari togliendolo alla TV e ad altre insulse e controproducenti attività o “passatempi”… lo stesso discorso andrebbe gradualmente fatto nei rapporti di lavoro, favorendo la nascita di piccoli imprenditori “Luminosi” che, capendo che questo sistema li fagociterà, siano disposti a cambiare l'atteggiamento di sfruttamento in uno di vera collaborazione: ti offro condizioni più dignitose e più tempo perché so che ne verrò ampiamente ripagato in termini di consapevolezza ed emancipazione da un sistema che, dopo il mio dipendente, finirà per stritolare anche me.

sabato 18 agosto 2018

Fiction e Talk Show sono gli aspetti più pericolosi della Televisione (Parte 2)



Dopo una necessaria digressione per presentare il quadro, torniamo a noi e all'argomento del titolo.

TALK SHOW
   Ho già detto altre volte che chi afferma che il ruolo principale dei Media sia semplicemente quello di disinformare, sbaglia di grosso: il vero compito dei Media è creare un immaginario, e quindi dei comportamenti indotti in modo che quelli non confacenti al Potere non siano nemmeno presi in considerazione dalle masse così indottrinate. Finché sarà il soggetto stesso a considerare inopportuno un certo comportamento, proprio come avviene nel bambino che impara a fare la cacca nel vasino.

   L'indottrinamento, come abbiamo già detto, avviene a livello emozionale e non informativo: la televisione non "impone" niente, ma propone ben determinati atteggiamenti che saranno emotivamente premiati a scapito di altri: questo lo vediamo benissimo per esempio nei talk show, o in programmi come "Amici", "Uomini e Donne" o "Il Grande Fratello", dove viene premiata la superficialità, l'apparire, l'istintività ecc. sul ragionamento, sulla sensibilità, sulla creatività, sul pensiero acuto, sull'analisi intelligente. L'ignoranza è premiata a livello conscio come l'aggressività e l'atteggiamento impulsivo sono premiati a livello inconscio da un personaggio superiore che controlla il gruppo, ed a cui bisogna fare perenne riferimento prima di esprimere un'opinione.
   Tipica in tal senso la tattica di far scaturire una discussione che verrà abilmente pilotata dal conduttore di turno a sfociare in rissa, con conseguente svalutazione di ogni riflessione logica e premiazione dell'impulsività, della rissa, del leader che urla più forte, o più bello, o più carismatico. Ogni obiezione valida verrà smorzata sul nascere, o apertamente derisa dal "branco" (ora capite anche perché Maurizio Costanzo fu uno dei primi tesserati della P2).

   Dividere la massa in due grandi fazioni è una tattica comodissima, sempre adottata e proposta in tutti i comportamenti sociali (sport, politica elettorale, dibattiti culturali, discussioni in genere, etc.) perché comporta una serie innumerevole di vantaggi in termini di controllo e creazione del consenso: innanzitutto il vantaggio di dividere artificiosamente una massa che potrebbe affrontare in modo unitario una questione, con ottime possibilità di risolverla: si creeranno così contrapposizioni interne alla massa stessa, che porteranno ad ignorare o svuotare completamente il vero contenuto di partenza. Anche qui si uscirà con un nulla di fatto, o comunque con la votazione della soluzione già voluta dal controllore.
   Il dibattito, invece di far uscire da un vero confronto pacifico energie e idee utili ad affrontare l'argomento, avrà stressato gli astanti e distrutto ogni energia propositiva volta ad affrontarlo serenamente, e l'argomento stesso di partenza verrà quasi sempre eluso. Questo viene presentato come procedura democratica, rispettosa del contraddittorio. Quasi sempre poi le due proposizioni iniziali sulle quali si andranno a dividere gli astanti sono false, o contengono due mezze verità, in modo che sia già potenzialmente assurdo affrontare il dibattito in quei termini.

FICTION
   Perché affermo che il pericolo risiede soprattutto in questo genere di programmi, e non nell'informazione lacunosa dei notiziari?
   Perché questi programmi agiscono esattamente nel modo descritto in "Babbo Natale e Coca Cola", ossia propongono degli archetipi emozionali, dei mondi fantastici interni coi quali saremo portati a identificarci, sostituendoli a quelli spontaneamente formatisi nella cultura popolare dopo secoli di pratica del buon senso. Così che l'esempio da imitare non sarà più il Padre Brown, acuto investigatore ma anche sensibile e profondo scrutatore dell'animo umano, ma prima il Magnum PI ed infine CSI, completamente spersonalizzato in "ruoli" squallidi e iperspecialistici. Per fare solo un esempio, ovvio.

È L'EMOTIVITÀ E NON IL RAGIONAMENTO A MUOVERE LE MASSE.



   Inoltre tali programmi fanno leva sull'emozionalità della gente, sul loro sentire "di pancia" e non sulla testa, in quanto quello è lo strumento più idoneo a guidare masse spersonificate.
   La fiction "Carabinieri" per esempio ci inculca un immaginario di genuinità quasi campagnola del corpo, di vicinanza alla gente, di quasi "amicizia", mentre sappiamo che tutto ciò è assolutamente falso, in quanto ormai i Carabinieri sono ormai un corpo a livello transnazionale, che risponde a fredde ed impersonali direttive europee. Ma questo non è accettabile dal nostro immaginario, che preferisce credere alla favoletta del buon carabiniere di paese, di un piccolo paese come Gubbio per esempio (contrapposto alla mostruosità anonima della UE), con tanto di prete che va in bicicletta e si interessa alle indagini, con gli sviluppi amorosi interni che hanno il solo scopo di aumentare e accreditare un'immagine "umana" del corpo, e via di questo passo.
   E se riuscite a tenere spenta la TV per una settimana, vi accorgerete che quello che vi mancherà, come una sorta di astinenza, è proprio il tal personaggio, la tal fiction entrata nei vostri cuori, segno indelebile che il condizionamento emotivo ha fatto centro, che "vivete come vera" questa emozione, e quanto più la realtà è squallida, quanto più il singolo è frustrato dalla sua vita quotidiana, tanto più tali emozioni riusciranno ad installarsi fermamente nel vostro immaginario.
   Peccato che siano solo portatrici del virus del consenso.

SI, DIRETE, MA ALLA FINE IL MAGGIOR CONDIZIONAMENTO STA SEMPRE NELLA MANIPOLAZIONE DELLE NOTIZIE...

   Balle. La cartina al tornasole è ancora una volta fornita da Internet, dove le notizie si trovano, eccome! Eppure pressoché tutti i blogger si lamentano che questo non serve a far cambiare di una virgola direzione alla gente.
   Infatti le azioni di massa vengono SEMPRE intraprese sull'ondata emotiva, non sul ragionamento logico né tanto meno sull'approfondimento intellettuale... per quello occorrono INDIVIDUI, ed entriamo nel circolo vizioso... il potere trasforma gli individui in massa proprio per ottenere un facile consenso e rendere del tutto inapplicabile ogni azione individuale basata sulla reale comprensione dei fatti.

   Un esempio classico: chi ha compreso a fondo il meccanismo schiavizzante della moneta-debito suggerisce spesso sui blog, anche molto chiaramente, che boicottare le banche basterebbe a dare una bella botta al sistema (in effetti, con una riserva frazionaria al 2%, ritirare per esempio i risparmi il danno glielo farebbe, eccome, in quanto toglierebbe legna da ardere al meccanismo di moltiplicatore bancario)... eppure tanti lo capiscono ma nessuno si muove, perché?
   Perché se "logicamente" lo comprendono, "emozionalmente" restano attaccati alla loro banca e al loro denaro, alla paura indotta di perdere tutto, la banca insomma continua ad essere vissuta proprio come la TV, la "Grande Mamma Buona" che ti accoglie e che mai e poi mai ti farebbe del male o agirebbe contro il tuo interesse... e il potere sfrutta criminalmente proprio queste emozioni sotterranee, non le analisi logiche, come perfettamente dimostrato da ogni dittatore, che deve essere un ottimo imbonitore e parlatore, ma deve assolutamente astenersi da ogni analisi di sorta. Deve proporre sogni, aspirazioni, chimere che prendano "di pancia" la massa, sfruttando proprio le sue frustrazioni.

   Per finire quindi, anche nei notiziari non è tanto il fatto che una notizia venga censurata a renderli pericolosi, quanto, ancora, l'emotività su cui si fa leva come unica chiave di interpretazione e lettura delle notizie stesse: l'assassinio, il disordine, la paura, il cataclisma, la corruzione, l'ingiustizia, il caos che fanno dire alla massa rassegnata che "contro tutto questo, non si può far niente". (Ecco perché i notiziari sono tanto prodighi di cattive notizie, ma non presentano mai una sola analisi o ipotesi di soluzione: "La soluzione non esiste, e questo è il migliore dei sistemi possibili: queste cose succedono per caso o per la malvagità della gente"... questo è il solo messaggio finale inconscio che deve arrivare).

giovedì 16 agosto 2018

Fiction e Talk Show sono gli aspetti più pericolosi della Televisione (Parte 1)


di Mondart

   La Televisione è la Mamma, il Sistema il Papà, la Popolazione l'eterno Bambino da indirizzare e/o controllare, ma sempre evitando che cresca.

   Torniamo a parlare di Televisione quale aspetto più emblematico del lavoro psicologico che viene condotto sulle nostre menti al fine di tenerci nella condizione di eterna sudditanza. Non è solo la TV ovviamente a fare questo, ma TUTTO il messaggio sociale nel suo complesso; e poiché il nostro fine è cominciare a "vedere il condizionamento", per poter difendercene e riuscire a pensare e realizzare delle alternative, prenderemo ancora una volta la TV come emblema più chiaro e decifrabile, nonché il più potente: basta andare a rileggersi quanto prevedeva il Piano di Rinascita Democratica (altrimenti detto P2 o "Propaganda 2", nome che è la precisa dichiarazione d'intenti di un modus operandi) per capire infatti quale importanza è stata attribuita al fine di plasmare e surrogare le coscienze.

   Per inciso, il piano prevedeva la destrutturazione della stessa RAI per sostituirla con televisioni private (allora la RAI aveva ancora una funzione "educativa", e alcuni ricorderanno certamente programmi di alfabetizzazione di massa come "Non è mai troppo tardi").

   Il Potere infatti altro non è che "pensiero condiviso e accettato" (e su questo torneremo in un prossimo post) ed il problema di controllare la massa si è sempre posto al Potere; nell'antichità per esempio tale controllo veniva svolto egregiamente dalle Religioni. La forma del controllo è sempre e comunque l'induzione di un inconscio collettivo, induzione praticata non attraverso la ragione (che è del tutto inadatta a tale scopo) ma attraverso l'emotività, le emozioni, la suggestione, la paura e il desiderio, attraverso un meccanismo sottile di premi e disincentivi psicologici, insomma attraverso gli strumenti propri di ogni educazione, e ben noti ad ogni genitore... con la differenza che mentre un bravo genitore tenderà alla crescita, all'effettivo sviluppo e autonomia de proprio bimbo, qui si cerca l'effetto opposto, ossia un perenne incatenamento ad uno stato di fanciullesca inferiorità, sudditanza, bisogno di riferimento ad un "superiore" che fornirà tutte le risposte.

   A questo scopo l'individuo non deve plasmarsi, ma rimanere "poltiglia sociale", massa appunto il cui comportamento sia riconducibile a poche e ben precise dinamiche facilmente prevedibili e controllabili, che verranno infine sempre qualitativamente livellate verso il basso (e non verso l'alto, come dovrebbe fare un'educazione che si rispetti).

   È esattamente lo stesso concetto del "Dogma" medievale, che non era discutibile, che non ammetteva risposte al di fuori di sé stesso (ricordate "Il Nome della Rosa"?), pena l'essere tacciati e perseguiti di Eresia.
   La televisione attraverso fiction e talk show non impone dogmi ma limita la rosa delle possibili alternative a quelle approvate dal sistema, promuovendole e premiandole finché verranno inconsciamente ritenute le sole percorribili.

   Ora, diventa necessità automatica fare un volo pindarico proprio sulla massoneria, ossia il pensiero che originariamente si contrappose nel modo più energico e vitale al Dogma ecclesiastico... massoneria che dunque parte bene ma finisce male, finendo per esercitare (e il Piano P2 sopracitato serviva solo da piccolo esempio di ciò) lo stesso potere che si proponeva di combattere.
   Diciamo, in una parola, che il potere economico che si celava dietro la massoneria ha visto quanto poteva risultare per sé vantaggioso rimanere in questa condizione "ad eternum", senza più uscire allo scoperto: era l'espediente perfetto per la vittoria sulla corrosione storica del potere stesso, consunzione studiata e teorizzata dal Giambattista Vico coi suoi "corsi e ricorsi" storici. Consunzione che veniva determinata dall'opposizione, o comunque dal "non consenso" della parte integra della popolazione; questo ci istruisce anche sul perché la ricerca del consenso sia così importante paradossalmente proprio tra i poteri che si pongono come assoluti e autoritari.
   La grande vittoria del disegno massonico riguardante il controllo dell'opinione verteva su due punti essenziali:
   1) Impedire che la popolazione sia "integra" nella sua capacità di intendere e di volere.
   2) Impedire il realizzarsi di una reale alternativa ad un modello di comportamento indotto.
   Ma anche su questi punti torneremo con maggior chiarezza.

   Oggi assistiamo infatti ad una stranissima "schizofrenia sociale" dove, se da una parte sono stati pienamente applicati gran parte degli assunti massonici nel tessuto sociale (distruzione della sovranità degli Stati, distruzione del potere persuasivo della religione cattolica, distruzione della famiglia come nucleo sociale e insieme di valori di riferimento, etc. - e questo poteva, nelle intenzioni primigenie, anche avere un valore in sé positivo), non è stata parallelamente sviluppata nella popolazione quella maturità individuale che le avrebbe permesso di giovarsi positivamente di questi cambiamenti, ossia la crescita individuale e l'evoluzione dell'individuo verso l'autogoverno; al contrario, si è lavorato sempre più per trasformare la popolazione in "massa" (quindi un processo contrario di de-individuazione) ancor più pilotabile che non nel medioevo.
   La massoneria quindi, come tutti i movimenti rivoluzionari guidati da una classe, ha distrutto un potere semplicemente per rimpiazzarlo con una nuova tirannide, la tirannide psico-capitalista, ed affermare e consolidare il suo potere.
   Altro che sviluppo dell'Umanità e del Progresso... cialtronate di astutissimi manipolatori.

   Si assiste infatti sul piano psicologico e ideologico a quanto si assiste sul piano economico: mezzi potenzialmente ottimi e portatori di vera libertà e crescita individuale (una VERA politica monetaria ed un VERO mercato libero, non strumentalizzati da poteri occulti sarebbero stati per esempio ottimi strumenti di sviluppo collettivo) sono stati ritorti contro la massa a favore di una piccola élite, permettendole di ottenere e mantenere un controllo duraturo nel tempo.
   Sul piano del consenso, si sono sfruttate invece le nuove conoscenze psicologiche per plasmare gli individui in modo da far loro desiderare le catene stesse che li avrebbero imprigionati (emblematica in tal senso la frase pronunciata in 1984 dal Torturatore: "Finirai per amarmi").

   Ma torniamo veramente a noi: Chi vi ha messo in testa infatti, solo per fare un esempio, che dovete essere governati da una struttura esterna piramidale e autoritaria? Anche questa è una balla colossale, come balla colossale è l'affermazione che "altrimenti ci sarebbe il caos generale..." mica vero, e un esempio vivo e lampante l'abbiamo quotidianamente sotto gli occhi ogni santo giorno: la rete.

   La rete infatti (sempre che non venga imbrigliata) è il perfetto "esperimento in vitro" dell'autogoverno anarchico: benché in rete ognuno sia libero di fare quel che vuole senza controlli, senza premi ne punizioni di sorta; di dire le cose più eccelse come le più grosse idiozie, di comportarsi da criminale come da mente sublime, sarà alla fine proprio la libertà e l'apertura del sistema stesso ad auto perfezionarlo, a selezionare la qualità sia dei contenuti che del servizio.
   Il singolo utente infatti, proprio in quanto non massificato da condizionamenti esterni imposti da un soggetto manipolante, sarà incentivato ad usare la propria testa, per esempio, per capire se fidarsi o meno di una fonte, per capire se un blog parla di cose sensate o di cialtronerie, e dovrà fare tutto un lavoro di confronto, verifica e controllo continuo su sé stesso e sul materiale a disposizione, esercitare continuamente la sua capacità di analisi e senso critico, e infine affidarsi solo al buon senso: ossia l'esatto contrario della delega deresponsabilizzante, è proprio il tipo di lavoro che politicamente abbiamo rinunciato a fare, delegandolo a puri approfittatori, e che dovremo per forza tornare a fare se vogliamo trovare un rimedio nell'attuale stallo.
   Un lavoro che migliora non solo il singolo ma la struttura stessa... cosa impensabile negli attuali ordinamenti politici.

   Ovvio che qualsiasi alternativa al marcio sistema concretizzatosi debba prevedere un lavoro analogo, ossia un riappropriarsi della testa, del tempo e infine della decisionalità. Ed ovvio che questo sarà tanto più possibile quanto più il sistema che si andrà a instaurare avrà le caratteristiche della rete.
   (Confesso che tutt'oggi il web per me è un vero mistero, mi verrebbe da dire che i dominanti ci abbiano concesso quest'ultima possibilità nella partita vitale che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, mentre tutte le altre vie sono impedite... e se così fosse, bisognerebbe effettivamente riconoscere una volontà di "Illuminazione" a chi per altro verso ci incatena, facendoci ostinatamente capire la fallacità dei vecchi sistemi... ma questa è solo un'illazione, magari una speranza... dovrei essere un 33° grado per saperlo, ma sono solo al 32). Comunque sia, vale la pena sfruttare al massimo tale opportunità, e capire che il sistema "web" può essere perfettamente trasferito anche al sistema sociale: i pirla, gli approfittatori, i lucratori, i trolls, i disinformatori sul web vengono facilmente sgamati, e dopo poco nessuno se li fila. Un sistema che si autocorregge istante per istante: la vera vittoria sulle teorizzazioni del Vico.
   Ed anche questo sarà argomento di successiva e più ampia trattazione.

lunedì 13 agosto 2018

Il movente "teoretico": Puritani e Vecchio Testamento


Di Mondart
"Nel dettaglio si nasconde il demonio"

   Dagli studi di Kleeves prendiamo ancora una volta lo spunto per capire il modo di pensare, comprendere la "visione del mondo" di questa particolare tribù che, migrata dall'Inghilterra nel Nuovo Mondo, diede origine alla civiltà americana, e per cercare veramente di capire perché ancora oggi non se ne stiano tranquilli a casa loro.

   Cosa che in effetti non hanno mai mai fatto fin dagli inizi della loro civilizzazione, in quanto la loro pratica di vita è sempre stata improntata all'espansionismo ed alla sottomissione cruenta, dove non al vero e proprio annientamento, delle popolazioni con cui sono venuti in contatto, conducendo più di 200 conflitti armati in altrettanti anni di civiltà (senza contare quelli soltanto provocati e condotti in modo indiretto), e dimostrando sempre una sorprendente predilezione per le stragi sia di combattenti che di civili: uno stragismo che ad oggi ha fatto qualcosa come 30 milioni di morti. Predilezione che dovrebbe indurre non poche perplessità ed imbarazzo in ogni persona dotata di buon senso, nonché ad una profonda riflessione volta a comprendere sia la reale natura che tutta la pericolosa portata del fenomeno stesso.

   Se nel post precedente abbiamo analizzato il movente "storico" dell'eterno fascino che la conquista del mercato d'Oriente ha da sempre esercitato nella mente di questi "mercanti armati", qui ne analizzeremo il postulato filosofico-religioso di base, che coincide sostanzialmente con l'adozione a modus vivendi della particolare interpretazione fatta ad opera dei Puritani del Vecchio Testamento.

   Si tratta di una deriva particolarissima, un'ulteriore estremizzazione del Protestantesimo già "spinto" di Calvino, un fondamentalismo che estrapolando solo i dati di comodo dalla lettura del Vecchio Testamento (vedasi per esempio l'argomento "schiavitù", tollerata nelle Scritture fino ad un massimo di sette anni, periodo dopo il quale lo schiavo deve essere rimesso in libertà, ed applicata da questi furbacchioni non solo con l'estensione a vita della schiavitù, ma addirittura con la teorizzazione della sua ereditarietà!) arriva a negare ogni concetto di carità e di amore fondanti per la dottrina cristiana e ritenere non solo permessi, ma eticamente giusti e desiderabili i loro esatti opposti, ossia l'avidità, l'accumulo di ricchezza, e il non ritenersi in alcun modo responsabili della sorte altrui.

   Una necessaria parentesi per capirci al volo: la tesi di questo ciclo di post, già preannunciata in "Ma perché non se ne stanno tranquilli a casa loro?" è che queste non siano ancora le vere motivazioni di fondo, ma solo le "razionalizzazioni logiche", o per meglio dire gli elementi storico/culturali che hanno favorito l'evolversi di una fondamentale patologia sociale di tipo sadico-distruttiva, vero movente e "motore immobile" di tutta la storia americana.
   Patologia selezionata appunto da una serie di fattori storico filosofici e comportamentali che hanno dapprima portato al potere una caratterialità umana ben precisa, e poi spinto all'orientamento dell'intera struttura sociale in modo da adattarla alle proprie particolarissime esigenze; abbiamo così una caratterialità sadica di potere, che sviluppa una società di tipo distruttivo e necrofilo.
   Per inciso, sia detto che plasmare un'intera società sulle esigenze di un gruppo è più semplice di quanto la gente comunemente ritenga: politicamente questo è avvenuto parassitando la forma di democrazia parlamentare attraverso un'oligarchia di ricchi che da subito si è posta alla guida del Congresso, perpetuandosi poi attraverso un sistema elettorale elitario e fondato sul denaro, che consente il reale accesso alla vita politica solo ad una piccola, ben selezionata e preconfezionata "Nobiltà" (un establishment, è bene ricordarlo, che nel 1945 aveva a disposizione metà del reddito mondiale); mentre socialmente è reso possibile ingannando mediaticamente l'opinione pubblica sia sulla vera natura della forma istituzionale che sui reali fini da essa perseguiti... e su questo la popolazione americana dovrebbe al più presto aprire gli occhi, in quanto è lei per prima ad essere usata da un potere patologico e criminale.

   
   A maggior ragione chi scrive considera assolutamente fallaci e futili le motivazioni portate da certi pseudo-analisti che vedono nella semplice lotta per "il petrolio e l'energia" o "per questioni economiche tout-court" il movente ultimo di un agire che vedrebbe nel benessere dei popoli, nelle crisi economiche o nel bisogno di fonti di energia il movente di questo oscuro agire: BALLE, non fosse per il semplice fatto che sia l'economia che le crisi sono condotte ad arte proprio verso il loro fallimento attraverso gli strumenti della Moneta Debito e del Debito Pubblico, e che le risorse energetiche, in un mercato "normale" e non truccato da una cupola di criminali, sarebbero semplicemente fonte di scambio economico e reciproco benessere, e non di guerre e stragi spinte solo attraverso la falsa percezione indotta nel popolino delle dinamiche sottostanti. Chi continua a dissertare sul petrolio, economia e cazzate varie è quindi COMPLICE degli stessi criminali al potere, ed in questo ancora più infido e falso dei media di regime che propagandano "l'esportazione della democrazia": quelli infatti una mezza verità la dicono, in quanto è proprio una forma parlamentare simile alla loro che questi vermi parassiti, queste tenie, questi delinquenti, questi topi di fogna ritengono il terreno più adatto alla loro propagazione.

   A chi si ostina a vedere una natura politica (nel senso etico ed etimologico del termine) quale movente di tale agire, voglio solo ricordare cosa successe con i Nativi d'America: quale VERO motivo c'era di condurre alla loro totale estinzione, un'estinzione che mirava ad ucciderne il pensiero e la cultura, ancor prima che i corpi? Non sarebbe stato più "naturale" trattare con loro, acquistare delle terre e convivere pacificamente formando una vera fusione di popoli e scambio di culture? Non è proprio questo che si intende per progresso umano? Già quel primo antefatto dovrebbe indurci tutti a "star su con le orecchie", perché la nostra ingenua dabbenaggine rischia di farci fare la stessa fine degli Indiani d'America, mentre i Tex Willer di turno ci rabboniscono con le loro fandonie e finte chimere a buon mercato, atte solo a camuffare il vero volto del loro padrone.

   Vero volto, vero carattere psicologico che è chiaramente rivelato anche nell'immaginifico di UFO, alieni ed extraterrestri vari (ossia nell'inconscio L'ALTRO per antonomasia): questi qui se la prendono guardacaso sempre con gli americani, e con tutto lo spazio che c'è al mondo atterrano sempre a New York City in pieno traffico cittadino, sono sempre cattivi e animati da un insano desiderio di sopraffazione e di dominio... ossia abbiamo un'esatta cartina al tornasole, un test Rorschach dell'inconscia proiezione psicologica del loro stesso carattere di base: che è sadico verso il soggiogato, ma al tempo stesso dominato da una folle paura di tipo masochista verso ogni fantasmatica percezione di una minaccia esterna (provate a sostituire il termine "alieno" con "terrorista" o "massa della popolazione", per vedere l'effetto che fa!). Lo stesso film "Alien" altro non è che la perfetta proiezione inconscia della loro cultura, del loro pensiero, del loro tratto caratteriale sadomasochista per cui si materializza come incubo e minaccia proprio ciò che essi stessi fanno agli altri: parassitarli riproducendosi attraverso i loro corpi, le loro civiltà, le loro organizzazioni statali, le loro economie. E l'america stessa, fin dalla sua nascita, altro non è che questo: un gigantesco scherzo della natura, una variante impazzita del genere umano, uno strano organismo geneticamente modificato, un Alien che si traveste da Marilyn.

Eh sì, perché bisogna cominciare ad intenderci sui termini signori miei, sia sul loro preciso significato etimologico che sulla portata dei disastri che fa nell'immaginario collettivo il loro calcolato uso improprio: il termine "Cannibale", per esempio, sta ad indicare una persona che in determinate occasioni (vuoi rituali, vuoi per forzatura, vuoi per manifesto disturbo mentale) si nutre dei suoi simili. E se posso intellettualmente simpatizzare e perfino ammirare il guerriero che in battaglia strappa il cuore dal petto dell'avversario e se ne nutre, celebrando così un rituale inteso ad appropriarsi della sua forza e del suo coraggio, resta il fatto che il cannibalismo è socialmente accettabile finché resta, appunto, circoscritto in questi ambiti molto particolari e numericamente irrilevanti...

   ...ma la Natura stessa, ancor prima dell'uomo, si difende dalle devianze potenzialmente pericolose introducendole con estrema parsimonia numerica, e favorendo sempre il possibile evolversi verso attitudini socialmente accettabili anche delle pulsioni più primitive. Così che anche la forma più alta e spirituale di amore, per esempio, ha in sé l'idea del cannibalismo in quanto "fusione e assimilazione" con l'altro: non dice forse Cristo "prendetene e mangiatene tutti, questo è il mio corpo", e non diciamo forse alla persona amata "ti mangerei tutta" ad esprimere il nostro desiderio, affetto e la nostra ammirazione per la sua bellezza?

   Significati e pulsioni primitive, dalle quali dipende la sopravvivenza stessa, sono innati in noi così come sono innate le potenzialità affinché esse evolvano verso qualcosa di socialmente accettabile: l'idea del "mangiare" è pertanto insita in una miriade di comportamenti adattivi, dove si va dall'atto fisico vero e proprio del nutrirsi all'amore filosofico per il sapere: in entrambi i casi si sfrutta la stessa pulsione originale, indirizzandola verso obiettivi accettati; pulsione che può occasionalmente riproporsi nella sua forma primitiva in casi estremi o in situazioni limite, come nel caso dei "sopravvissuti delle Ande", dove messi di fronte all'alternativa di morire di fame i sopravvissuti non disdegnarono di mangiare fettine dei loro compagni morti nell'incidente aereo... ancora a sottolineare che tali pulsioni non sono in sé "malvagie", ma esistono proprio per favorire la vita e la sopravvivenza dell'individuo e della specie.

   Ma se mezzo mondo comincia a trasformarsi in cannibale, beh allora, forse, è il caso di cominciare a preoccuparsi, sia nel suo che nel nostro interesse e salvaguardia, forse è il caso di cominciare a capire che "qualcosa si è rotto, qualcosa non va"! Allo stesso modo non è più accettabile ostinarsi a chiamare con termini vecchi e fuorvianti fenomeni che sono diventati la mostruosa metastasi della cellula originaria: non possiamo continuare a chiamare e giustificare come "commercio" il monopolio e lo sfruttamento condotti su scala globale, né come "normale diritto" l'ingiustificato espansionismo di una tribù che, chissà poi in base a cosa, ritiene plausibile prevaricare e distruggere intere civiltà e pensare che tutto il mondo sia di sua proprietà.

Ecco: vediamo quindi di capire, attraverso qualche stralcio dagli scritti di John Kleeves, come e perché questa tribù si sia messa in testa queste convinzioni tutte sue.

 
 [...] Il termine "puritano" si è affermato nel mondo occidentale come sinonimo di persona bigotta e di costumi sessuali eccessivamente rigidi, ma intimamente ipocrita.
   Questi erano in effetti i tratti più evidenti dei Puritani storici. Ma i Puritani storici erano molto più di questo. Come abbiamo visto, per un insieme di circostanze nell'Europa del Quattro-Cinquecento si andava delineando un nuovo tipo umano, un nuovo atteggiamento psicologico verso la vita. Esso nasceva dall'incontro fra un individualismo materialistico istintivo e la teoretica del Vecchio Testamento, che gli offriva una razionalizzazione, una protezione ed un sistema di propagazione nello spazio e perpetuazione nel tempo. Si originava, così, una valutazione globale della vita che forniva soluzioni specifiche e coerenti in ogni aspetto dell'umano e che, lasciata libera di esprimersi, avrebbe generato una civilizzazione nuova. I Puritani erano gli esponenti più coerenti di questa nuova cultura europea, coloro che più sfruttarono gli spunti del Vecchio Testamento. Erano in effetti quelli che ne avevano più bisogno dal punto di vista esistenziale e infatti, liberi di esprimersi nel continente nuovo, diedero vita alla civilizzazione americana. Gli Stati Uniti non sono una società culturalmente composita, o derivata dall'incontro e dal contributo di differenti culture. Negli Stati Uniti non vi fu mai alcun melting pot. I Puritani formarono subito una società culturalmente congrua e compatta, quindi di semplice aggregazione da intuire e foriera di risultati concreti: conformandosi ad essa non era difficile raggiungere l'agiatezza, facilitati anche dalla obiettiva ricchezza del paese. Alla seconda o terza generazione i discendenti dei nuovi arrivati ne facevano già parte, se non nominalmente, di sicuro nella realtà effettiva.

   [...] "Traevano ogni ispirazione dal Vecchio Testamento, o almeno erano convinti di farlo. L'idea fondamentale era che la ricchezza materiale, e più in generale il benessere materiale, compreso quello fisiologico, rappresentava un segno di elezione divina. Un individuo era eletto se Dio lo predestinava alla virtù di osservare i Comandamenti. Non c'era obbligo alla solidarietà reciproca né a compiere opere di bene. Il rispetto richiesto per i Comandamenti era letterale, cioè formale. La figura di Gesù era totalmente ignorata, benché certamente si definissero "cristiani".
   I Puritani, come del resto un po' tutti gli altri Protestanti, operarono una certa mirata selezione anche nell'ambito del Vecchio Testamento, a ulteriore dimostrazione del principio utilitaristico alla base di tutta l'operazione. Consideriamo, per esempio, la schiavitù. È vero che il Vecchio Testamento la giustifica, ma solo in una certa ottica. Fra gli ebrei storici gli schiavi diventavano tali in genere per un debito non pagato e quindi, una volta di proprietà del creditore, erano trattati bene e venivano considerati un po' come parte della famiglia. Dio enuncia a Mosè un certo numero di precetti sul modo di trattare gli schiavi, ma i Puritani gli ignorarono.

   [...] "Un concetto importante per i Puritani, che si rivelò gravido di conseguenze inaspettate, era quello di popolo eletto. Chiunque pensa che il Vecchio Testamento, nel parlare di "popolo eletto", si riferisca anche a lui deve convincersi di far parte di quella particolare "elezione" divina presa in considerazione nel testo biblico; e così facevano i Puritani. Al popolo eletto Dio destina una patria opulenta, e i Puritani certamente si diressero in America pensando che fosse la loro Terra Promessa. Gli indiani erano destinati alla distruzione per loro mano così come lo erano stati i cananei per Giosuè e i Giudici. Non solo, ma quando i Puritani scorgeranno un po' più in là una terra ricca o in qualche modo appetibile penseranno sempre di averne diritto, un diritto che giustificherà anche i mezzi più cruenti, stermini compresi. La debolezza della resistenza incontrata sarà un segno divino, mentre la sua tenacia li scandalizzerà. Le implicazioni in politica estera e militare di questa concezione non possono sfuggire e, come si vedrà, non cesseranno mai di influire nella storia statunitense.

   [...] "In campo religioso essi non riconobbero più la gerarchia della Chiesa d'Inghilterra, e bandirono tutte le manifestazioni esteriori di culto introdotte arbitrariamente dalla Chiesa Cattolica, che quella aveva conservato: i vestimenti rituali, il segno della croce, particolarmente nel Battesimo, la genuflessione durante la Comunione, l'uso della fede nel matrimonio, l'osservanza delle festività per i Santi, compresa la celebrazione del Natale, ed in genere tutto quanto prescritto dal The Book of Common Prayer, una specie di breviario pubblicato dalla Chiesa d'Inghilterra. In particolare celebrare il Natale nel New England fu illegale sino alla prima metà dell'Ottocento, e ciò nonostante la separazione fra Chiesa e Stato decretata dalla Costituzione del 1787.
   La loro organizzazione politica si basò su due concetti fondamentali: quello dell'uomo singolo che doveva essere assolutamente libero di poter fare la sua fortuna materiale, vincolato solo dal rispetto dei Comandamenti; e quello della comunità che doveva solo sorvegliare che i medesimi fossero appunto rispettati.

   [...] "I Puritani rappresentavano l'antitesi della democrazia. Essi non credevano affatto che gli uomini fossero tutti uguali, e tantomeno che avessero gli stessi diritti.
   Alcuni in effetti potevano anche essere ridotti in schiavitù. Essi pensavano al governo ad una oligarchia di uomini virtuosi e meritevoli che soli avevano - collettivamente e quindi... democraticamente - il diritto di regolare i modi e i mezzi con i quali un eletto aveva la possibilità di realizzare a pieno la volontà divina, che si manifestava col successo o l'insuccesso materiale. L'accesso a tale oligarchia non poteva essere negato a chi, diventato ricco e magari essendo anche in buona salute, dimostrava di essere per definizione uno di loro. Di qui deriva un altro aspetto della loro apparente democraticità, oltre che del loro repubblicanesimo: l'abolizione del concetto di élite per via ereditaria e l'introduzione di élite aperta, appunto "democratica". In pratica, alla nobiltà per diritto divino, indimostrabile, di stampo medioevale i Puritani sostituirono la nobiltà per diritto divino dimostrabile, appunto attraverso la ricchezza materiale. Gli americani attuali accettano di buon grado che i loro dirigenti politici e funzionari dello Stato siano quasi tutti uomini estremamente ricchi, e la giustificazione risiede implicitamente in quel ragionamento puritano.

   [...] "A questo punto gli Stati Uniti non dovrebbero più essere degli illustri sconosciuti.
   A partire dal 1945 hanno eretto attorno al proprio sistema un grande sbarramento, una cortina fumogena fatta di propaganda, di disinformazione, di travisamenti, di mezze verità e di bugie intere che toccano tutti gli aspetti della realtà, dalla storia all'attualità, alle relazioni estere, e che è di un'efficacia tremenda, perché viene attuata su tutti i piani della comunicazione umana e realizzata grazie ad una concertazione così perfetta e così corale da non avere precedenti nella Storia. Si può concludere che tutti i fatti della politica estera americana sono sempre stati caratterizzati dallo stesso motivo conduttore e sono serviti immancabilmente a un unico scopo: procurare condizioni le più vantaggiose possibili alle aziende americane che operano all'estero o con l'estero, cioè alle Multinazionali. In altri termini, fin dalle origini la politica estera americana è stata calamitata da un preciso miraggio, situato in cima al suo orizzonte visivo: la conquista del mondo e delle sue risorse.

   [...] "Un'altra costante emerge con evidente chiarezza nella storia americana. Ci riferiamo alla
violenza sanguinaria contro il genere umano. Gli indiani furono sterminati e si è visto con quali sistemi e in quale consistenza numerica (circa cinque milioni). I neri furono non solo schiavizzati, ma trattati come animali. In conseguenza dello schiavismo americano furono sterminati in Africa circa 40 milioni di individui. Con i bombardamenti di civili durante la Seconda Guerra Mondiale uccisero tre milioni di persone, in Europa e in Giappone. Provocarono poi la morte di un milione di prigionieri di guerra tedeschi, su un totale di tre milioni. Sempre con i bombardamenti sterminarono verosimilmente quattro milioni di persone in Corea e probabilmente sei milioni di persone in Vietnam, Laos e Cambogia. Invadendo Panama nel 1989 bombardarono il quartiere popolare di El Chorrillo a Panama City uccidendo circa duemila persone; lo fecero solo a scopo di punizione e come monito a non ribellarsi più agli Stati Uniti in futuro. Non vi era alcuna necessità, infatti, lo fecero per spargere il terrore, e questo può definirsi senz'altro "terrorismo". Durante la breve Guerra del Golfo colpirono ancora i civili, uccidendone circa 300 mila.
   Finora ci siamo riferiti alle guerre dichiarate, ufficiali, condotte alla luce del sole.
   Ci furono poi gli innumerevoli massacri, grandi e piccoli, perpetrati dai regimi fantoccio degli Stati Uniti e che gli stessi manovrarono o incoraggiarono a compiere, nell'ambito della politica neocoloniale del dopoguerra; qualche volta vi parteciparono direttamente con uomini e mezzi, come per esempio in occasione dell'invasione di Timor Est da parte della neocolonia dell'Indonesia, nel corso della quale furono uccisi circa 700 mila civili. Il totale di queste vittime, come si è detto in precedenza, è da valutare intorno ai 30 milioni di unità.

(da John Kleeves, "Un Paese Pericoloso")



   

     

sabato 11 agosto 2018

Il movente "storico": la conquista del mercato d'Oriente



Il fine ultimo della politica estera americana è sempre stato uno solo: il tentativo di conquistare il Mercato dell'Oriente.

   Tale obiettivo ha fondato gli Stati Uniti, ne ha dominato la politica estera, ne ha anche plasmato la geografia. Come abbiamo visto, in ultima analisi è a questo scopo che i Puritani emigrarono in America settentrionale. Il Mercato dell'Oriente negato dalla Gran Bretagna fu il motivo segreto ma decisivo della Guerra di Indipendenza. Fu la vera causa di un'altra guerra contro la Gran Bretagna, quella del 1812: la possibilità di procurarsi le pellicce da scambiare in Cina.

   E fu il motore della Conquista del West, il cui movente principale era il raggiungimento dei porti sul Pacifico. Fu anche il miraggio che, di fronte alla secessione del Sud, fece decidere il Nord per la Guerra Civile. Da ultimo, fu il motivo che spinse gli Stati Uniti a occupare le Filippine, le Hawaii e tutte le altre isole del Pacifico. Per la stessa ragione fu comprata l'Alaska, la "Ghiacciaia di Seward". Fu per il Mercato d'Oriente, in sostanza, che gli Stati Uniti intervennero in modo tanto pesante e con tanta insistenza in America Centrale e nei Caraibi: oltre alla frutta e allo zucchero era in gioco anche il controllo sul canale che dai primi dell'Ottocento si voleva tagliare nella zona, fondamentale per il traffico diretto in Cina dalla costa orientale Americana e all'Europa. Alla fine il canale fu tagliato a Panama, ma per lungo tempo si pensò di tagliarlo in Nicaragua, fatto che spiega anche i numerosi interventi armati statunitensi in tale paese. Un altro canale può ancora essere tagliato in Nicaragua, facendo concorrenza a quello di Panama: il che spiega il grande interesse ancora attuale degli Stati Uniti per il paese. Ma questo è niente. La volontà di conquistare il Mercato dell'Oriente ha determinato per gli Stati Uniti la strategia da tenere con l'Europa Occidentale e con la Russia, oltreché naturalmente con il Giappone e con la Cina, che da ultima in sostanza costituisce tale Mercato. Infatti assorbire il Mercato dell'Oriente non è facile; occorre fare i conti con tutte le grandi potenze dello scacchiere. In pratica il grande teorema della conquista del Mercato dell'Oriente ha portato con sé dei corollari, delle condizioni da soddisfare necessariamente per la sua risoluzione.

   Appena ottenuta l'indipendenza dalla Gran Bretagna fu subito chiaro agli americani quale fosse il primo corollario, la prima condizione necessaria per nutrire speranze sul Mercato dell'Oriente: la Balance of Power in Europa. Era in pratica la politica seguita in Europa dalla stessa Gran Bretagna per lo stesso scopo: impedire che in Europa continentale sorgesse una potenza dominante che unificasse la terraferma. Tale potenza avrebbe potuto essere prima la Spagna, poi la Francia, poi la Germania - sempre la Russia. Fosse sorta tale potenza, si sarebbe formato un blocco europeo che avrebbe dominato la scena mondiale dal punto di vista militare, e quindi anche dal punto di vista commerciale: anche nel caso in cui la Gran Bretagna fosse riuscita, per qualche miracolo, a rimanere indipendente avrebbe dovuto però sicuramente rinunciare al grosso dei suoi traffici commerciali internazionali. Questo era il motivo dei "giri di valzer" della Gran Bretagna in Europa, il suo partecipare a tutte le relative guerre alleandosi ora con questo ora con quello, combattendo oggi contro il suo alleato di ieri (da qui l'appellativo rivolto alla Gran Bretagna di "Perfida Albione"). Essa si alleva sempre con la parte più debole, al solo scopo di impedire all'altra di vincere in modo schiacciante, irrimediabile. Orbene, gli americani capirono che dovevano seguire la stessa politica di Balance of Power in Europa. La differenza era che loro nell'equazione inserivano anche la Gran Bretagna. Il concetto fu già espresso da George Washington nel 1789: "I guai dell'Europa sono i vantaggi degli Stati Uniti" disse, e intendeva esattamente questo.

   Verso la metà dell'Ottocento, dopo l'esperienza accumulata, gli americani scoprirono il secondo corollario. Non bastava la Balance of Power in Europa: bisognava anche demolire la Russia. Anzi questo era il corollario principale se si voleva prendere il Mercato dell'Oriente. Come si è visto, questa dottrina fu messa a punto verso il 1860 da William Henry Seward, Segretario di Stato di Abraham Lincoln. Il ragionamento di Seward era ineccepibile. La Russia era il vero nemico degli Stati Uniti. Essa stava in Europa e partecipava all'equilibrio di forze in quell'area, ma stava diventando sempre più grande e potente: avrebbe potuto rompere quell'equilibrio e diventare la potenza dominante in Europa, formando quel Super-Blocco europeo continentale tanto temuto. Essa stava anche in Asia, sopra la Cina: offrendo la sua alleanza a questa la poteva proteggere dai tentativi degli occidentali di penetrarvi, chiudendo così per tutti la porta del Mercato dell'Oriente. Iniziava così - nel 1860 - l'ostilità degli Stati Uniti verso la Russia. Avendo in mente questi concetti fondamentali - il Mercato dell'Oriente; la Balance of Power in Europa continentale; la demolizione della Russia - gli atti della politica estera americana sono di immediata interpretazione.

IL NEOCOLONIALISMO AMERICANO   
Ci fu un periodo - la seconda metà dell'Ottocento - in cui gli americani pensavano di farsi
delle colonie, sull'esempio europeo. Anche William Seward pensava a questo quando progettava l'annessione del Canada e dell'America Centrale. Anche il senatore Beveridge. Furono così assorbite in quel periodo le Hawaii, le Filippine, Cuba, Portorico. Ben presto gli americani si accorsero che tale sistema non era economicamente conveniente. Per poter sfruttare qualche piantagione o miniera e per poter vendere le proprie merci agli indigeni senza l'assillo della concorrenza estera occorreva sobbarcarsi l'onere dell'intera amministrazione del posto, mantenendo funzionari e soldati; inoltre c'erano di tanto in tanto delle rivolte da reprimere, coi relativi costi extra. Si veda per esempio il caso di Portorico, che gli Stati Uniti devono ancora sovvenzionare con tre miliardi di dollari l'anno a fondo perduto per mantenerlo in stato di relativa tranquillità, ricevendone in cambio praticamente niente - senza calcolare le spese della normale amministrazione.
   Cosa chiedevano gli USA, dopotutto? Che se dei privati americani vedevano una qualche opportunità economica in un paese estero, quello li lasciasse liberi di sfruttarle al meglio. Allo scopo bastava che il paese in questione avesse un governo sì locale, ma disposto ad accontentare gli americani e ad agevolarli nelle loro richieste.
   Un tale governo non poteva essere il frutto spontaneo di nessun paese: agevolare gli operatori esteri significa sempre danneggiare in modo rilevante il proprio popolo. Si trattava dunque di crearlo, questo governo locale, spendendo giusto un po' di danaro per insediarlo tramite la corruzione, la propaganda e magari un colpo di Stato, e per sostenerlo nelle repressioni interne che ogni tanto, inevitabilmente, avrebbe dovuto attuare. Nei primi decenni del Novecento gli americani si resero gradatamente conto di come tale sistema fosse infinitamente più conveniente del sistema tradizionale europeo delle colonie, e lo perfezionarono a livelli mai conosciuti prima nella storia.

   La prassi trovò una conferma clamorosa con le Filippine: dopo che nel 1946 gli Stati Uniti concessero "l'indipendenza", le spese di amministrazione e di repressione poliziesca e militare cessarono quasi del tutto mentre i profitti continuarono al livello precedente: il governo che gli USA avevano insediato continuava a non tassare i profitti delle società americane, a tenere quasi nullo il costo del lavoro, a importare prodotti americani senza dazi e così via. Rimanevano i costi del personale americano addetto alla propaganda occulta e all'assistenza poliziesca e militare, e restavano le somme per le corruzioni, ma il saldo era molto più favorevole di prima. Inoltre quel personale era in gran parte militare, di stanza nelle molte basi americane delle Filippine, dove avrebbero dovuto esserci comunque. Infatti non costa molto, in certi paesi, mantenervi i governi che si vogliono se si hanno le capacità e la posizione degli Stati Uniti... il costo di tre bombardieri B2 Stealth.
   In compenso il ritorno economico dell'investimento è fantastico: in America Latina, su un totale di qualche migliaio di aziende, operavano più di 100 grandi multinazionali statunitensi, le quali da sole ne ricavano profitti annui valutati mediamente sui 30 miliardi di dollari. Lo stesso Dipartimento del Commercio statunitense ha ammesso a suo tempo che, negli anni a cavallo del 1980, per ogni dollaro che le multinazionali statunitensi investivano in America Latina ne tornavano negli States tre. Sono risultati che non si possono ottenere neppure con una colonia normale; occorre avere appunto delle neocolonie, o colonie di fatto.

   A mettere a punto il sistema neocolonialista fu il presidente Franklin Delano Roosevelt il Brillante, in carica dal 1933 al 1945, allorché morì poco dopo essere stato rieletto per la quarta volta consecutiva. Nel 1933 ripudiò subito la Dottrina Monroe e la sostituì con la Good Neighborhood Policy. Cosa significava questa politica di buon vicinato? Significava che tutti gli interventi armati statunitensi all'estero contro paesi poveri - all'epoca soprattutto quelli dell'America Centrale - per farli sfruttare economicamente dalle proprie multinazionali non erano necessari.
   In più erano plateali, facevano una cattiva pubblicità nel mondo agli Stati Uniti e quindi anche ai loro prodotti commerciali, e suscitavano risentimento. Bastava adoperarsi acciocché tali paesi avessero dei governi amici degli Stati Uniti, amici come appunto dei buoni vicini. Naturalmente durante la presidenza Roosevelt nulla cambiò per i paesi dell'America Centrale se non le repressioni delle istanze popolari, che prima erano spesso eseguite direttamente dai marines americani, e ora invece erano affidate a polizia ed esercito locali.

   Sino al 1945 l'impero neocoloniale americano rimase piuttosto limitato: esso comprendeva tutta l'America Centrale con le isole caraibiche, anche allo scopo di proteggere il canale di Panama tagliato nel 1913 (per la cui esecuzione morirono 20 mila operai indigeni), e diverse isole e arcipelaghi del Pacifico, fra cui Filippine e Hawaii.
   Un tremendo impulso a procurarsi nuove colonie di fatto venne dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Come s'è visto, questa aveva privato gli Stati Uniti del Mercato della Cina, cuore del Mercato dell'Oriente, e lasciato loro solo il Pacific Market. Le multinazionali americane chiedevano al governo di Washington il più deciso appoggio per penetrare in questo o quel mercato alternativo. La strategia della Guerra Fredda adottata contro la Russia serviva perfettamente anche a tale scopo. Il contenimento della Russia era un'ottima scusa per formare alleanze militari; tramite la presenza militare americana nei paesi componenti la NATO si potevano creare all'interno dei medesimi governi amici degli Stati Uniti, nel senso rooseveltiano del termine.

   L'Anticomunismo Viscerale Americano era una buona scusa per intromettersi negli affari interni di tanti altri paesi; vi si provocavano colpi di Stato per evitare che i comunisti locali prendessero il potere. In realtà ciò che gli americani combattevano non erano i comunisti, ma tutte quelle forze che - se avessero preso il potere nel loro paese - vi avrebbero formato un governo votato all'interesse nazionale autentico del paese stesso, chiudendo quindi le porte in primo luogo alle multinazionali statunitensi. I comunisti, semplicemente, rientravano in questa categoria. Ma vi rientravano anche i nazionalisti veri, gli indipendentisti veri, tanti movimenti religiosi, islamici in testa; e tutti furono combattuti dagli Stati Uniti sotto l'ombrello della Guerra Fredda.
   Così gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale videro una enorme espansione dell'impero coloniale americano, e lo portarono alla dimensione di oggi: esso attualmente (1998) comprende tutta l'America Latina dal Rio Grande in giù ad eccezione di Cuba; mezza Africa; mezzo Medio Oriente; la maggioranza dei paesi del Pacific Market. Corea del Sud, Taiwan, Filippine, Indonesia, Thailandia.
   Lo slogan della New Frontier del presidente John F. Kennedy significava appunto questo: la creazione di tante neocolonie nel mondo, tante nuove terre di conquista, o frontiere. Allo scopo prevedeva anche l'intervento diretto dei marines - mercenari - e per il continente americano adottò di nuovo la Dottrina Monroe. In effetti, e in concreto, la New Frontier era in particolar modo l'America del Sud, sino ad allora lasciata relativamente tranquilla e che fu sovvertita, proprio a partire dai primi anni Sessanta, dalla presidenza di John Kennedy.

   I sistemi usati dagli Stati Uniti per espandere l'impero neocoloniale sono descritti nel libro Vecchi Trucchi. In breve: colpi di Stato, propaganda politica e culturale, corruzione, traffico di droga. Per il traffico di droga, in sostanza, gli Stati Uniti ricompensano molti esponenti dei loro governi amici facendoli partecipare al traffico, che gli Stati Uniti naturalmente controllano a livello mondiale sin dal 1949. Era il caso dell'Iran dello Scià, per esempio. Era anche il caso di Panama e del generale Noriega, che poi cambiò bandiera diventando un vero nazionalista e finendo così per essere rovesciato addirittura tramite un'invasione armata nel 1989.

(John Kleeves)